CERV: prepararsi ad un’opportunità in arrivo
È questo il momento giusto per riflettere sul programma CERV.
Entro la fine del mese, infatti, è attesa la pubblicazione del Work Programme 2026-2027, che definirà priorità, obiettivi e scadenze dei prossimi bandi, offrendo ai potenziali proponenti un quadro chiaro per programmare le candidature del nuovo ciclo.
Al momento il documento non è ancora disponibile, e non sono state diffuse informazioni ufficiali sulle future call, ma l’annuncio della sua uscita imminente rende utile guardare ora ai dati delle call chiuse nel 2025 per cogliere trend, criteri e dinamiche che si ripeteranno nel prossimo biennio.
Ricordiamo anzitutto che CERV – Citizens, Equality, Rights and Values – è il programma europeo dedicato alla tutela dei diritti fondamentali, alla parità, alla partecipazione civica e alla promozione dei valori su cui si fonda l’Unione.
Sostiene enti pubblici, organizzazioni della società civile, reti transnazionali e amministrazioni locali che lavorano su democrazia, inclusione, coesione e memoria europea. Una prospettiva ampia che unisce dimensione locale e visione europea.
Le call del 2025
Il 2025 si è presentato come un anno particolarmente ricco per il programma.
Le call hanno coperto ambiti distinti ma complementari tra loro, dai gemellaggi di città alla promozione dello spazio civico, dalla memoria europea ai diritti dell’infanzia.
La varietà delle priorità ha confermato un tratto già evidente negli anni precedenti: CERV è un programma multidimensionale, capace di sostenere sia progetti molto operativi a livello locale sia iniziative più ampie con un respiro europeo.
La call dedicata ai gemellaggi di città ha registrato una partecipazione altissima, segno della vitalità delle amministrazioni pubbliche locali e della volontà di lavorare su cooperazione, scambi e cittadinanza europea.
Allo stesso tempo, le call CHAR-LITI, che sostiene progetti che rafforzano i diritti fondamentali, lo spazio civico e la protezione di chi denuncia violazioni, e la call CITIZENS-CIV, che finanzia iniziative che promuovono partecipazione democratica, dialogo civico e coinvolgimento attivo dei cittadini nelle politiche europee, hanno attirato moltissime organizzazioni della società civile, evidenziando quanto sia forte la domanda di investimenti su diritti fondamentali, partecipazione democratica e libertà civiche.
La call CHILD, inoltre, dedicata al benessere e alla protezione dei minori, ha raccolto anch’essa un volume considerevole di proposte, a conferma della sensibilità crescente verso le questioni legate a educazione, inclusione e partecipazione dei bambini alla vita pubblica.
I risultati delle call
I numeri raccontano una tendenza interessante. Il programma continua a essere estremamente competitivo.
Nel bando Gemellaggi sono arrivati 480 progetti, con un incremento significativo rispetto agli anni precedenti. L’Italia si è posizionata come il Paese più attivo, con oltre un centinaio di proposte, a testimonianza della vivacità del settore pubblico locale e della rete associativa. Il budget disponibile, pari a cinque milioni di euro, è stato ampiamente superato dalla somma richiesta dai progetti, che ha superato i sedici milioni.
Anche le call più impegnative, come CHAR-LITI, hanno visto numeri elevati. Cinque sottopriorità hanno attirato oltre 500 proposte complessive, con forti concentrazioni sui temi della Carta dei diritti fondamentali e dello spazio civico. I risultati definitivi arriveranno nel 2026, ma la fotografia preliminare già mostra quanto alta sia la competizione.
Il quadro diventa ancora più evidente osservando la call CITIZENS-CIV. Le proposte presentate sono state 890, con 653 sopra soglia. Di queste 111 sono state selezionate per il finanziamento. Una frazione che descrive molto bene il livello di selettività del programma. Il budget richiesto dalle proposte sopra soglia ha superato di oltre cinque volte il budget effettivamente disponibile.
Il bando CHILD ha confermato dinamiche analoghe. Delle 502 proposte presentate, oltre trecento sono risultate sopra soglia e di queste trenta sono state selezionate. Un dato che rende evidente l’esigenza di distinguersi non solo sul piano tecnico, ma anche su quello dell’impatto e della capacità di generare valore nel medio periodo.
Riflessioni e indicazioni per i proponenti
CERV è un programma stimolante e ambizioso, anche se la qualità delle proposte è alta e la concorrenza serrata. Per questo motivo, chi intende investire seriamente su queste call deve adottare una strategia chiara e consapevole.
Una prima considerazione riguarda la coerenza tematica. Non basta presentare un buon progetto. Serve un progetto fortemente allineato con le priorità del bando, con obiettivi nitidi e risultati misurabili. Questo vale soprattutto per le call specifiche come CITIZENS-CIV e CHAR-LITI, che premiano approcci transdisciplinari, capacità di advocacy e competenze specifiche sui temi dei diritti.
Una seconda riflessione riguarda il partenariato. CERV privilegia reti solide, transnazionali, bilanciate. Le partnership devono essere costruite con cura, evitando collaborazioni “di facciata” e puntando su ruoli chiari e complementarità reali. Per gli enti italiani, spesso molto attivi nelle candidature, questo significa rafforzare la qualità dei partner esteri e investire sulla costruzione di relazioni durature.
La terza considerazione riguarda il realismo del budget. I dati mostrano che molte proposte richiedono importi molto superiori alla disponibilità complessiva. Presentare un budget credibile, proporzionato e sostenibile aumenta le possibilità di successo e riduce il rischio di esclusione.
Infine, l'ultima riflessione riguarda la dimensione dell’impatto. La differenza tra progetti sopra soglia e progetti selezionati si gioca quasi sempre sulla capacità di dimostrare come l’iniziativa potrà produrre cambiamenti duraturi: nel territorio, nella rete, nelle competenze delle organizzazioni coinvolte.
CERV è un programma esigente, ma rappresenta anche una grande opportunità per i territori. E' un programma particolarmente orientato alle esigenze degli Enti locali e, nella sua componente pari opportunità, soprattutto delle Province.
Per chi lavora su cittadinanza, diritti, inclusione, infanzia, memoria e partecipazione democratica può diventare un vero acceleratore di crescita. La chiave sta nel prepararsi con largo anticipo, costruire alleanze solide e puntare su progetti con una visione chiara. Una buona idea non basta. Serve una buona idea che abbia la forza di diventare un impatto europeo riconoscibile.